Chiesa degli artisti


La basilica di Santa Maria in Montesanto si colloca nella tradizione architettonica del Barocco romano e dal punto di vista storico-artistico, lega il suo nome ad alcuni tra i più importanti architetti del ‘600 che, nella Roma delle grandi committenze papali, furono invitati a progettarne la struttura.

Il progetto fu realizzato dall’architetto Carlo Rainaldi, seguito da Carlo Fontana e da Mattia De Rossi, con la supervisione di Gian Lorenzo Bernini. La sua notorietà è collegata anche al genio creativo del musicista Georg Friedrich Händel che, nel 1707, su commissione del cardinale Carlo Colonna, compose salmi, mottetti e antifone che in questa chiesa furono eseguiti per il Vespro della Festa della Madonna del Carmine, la sera del 15 luglio 1707.

L'importanza culturale della basilica é legata invece al nome di monsignor Ennio Francia (1904-1995), personalità di grande cultura, che dal 1953 ne fece sede della Messa degli Artisti, da lui istituita nel 1941. Le celebrazione della Messa domenicale, che ha coinvolto numerosi e celebri rappresentanti del mondo dell’arte, ha nel tempo affidato alla basilica una seconda denominazione, Chiesa degli Artisti, che ricorda e perpetua la felice collaborazione dello storico dell’arte Giulio Carlo Argan, degli artisti della Scuola di piazza del Popolo, di musicisti del calibro di Goffredo Petrassi.

L'illuminato progetto ebbe il merito di fare di questo luogo sacro un spazio di apertura al confronto e al dialogo, realizzando un insolito ma fecondo rapporto con la creatività e la cultura. L’ellissi della pianta, che descrive circoscrive lo spazio sacro, suggerisce l’idea di un universo in movimento, che si irradia nella città attraverso le vie che si diramano da essa.

La Chiesa degli Artisti, dunque, proseguendo questa naturale predisposizione architettonica, si costruisce come luogo di raccordo tra natura e sacralità, offrendosi come spazio catalizzatore di conoscenze rivelatrici e, in una sublime comunione di esperienze artistiche, prospettando alla finitezza dell'essere nuove consapevolezze e favorendo un sincero scambio tra artisti credenti e non credenti.

Autografo dello spartito del “Dixit Dominus”
di Georg Friedrich Händel (Roma, 1707)
Royal Music Library, British Museum – London